Grano maiorca, prezioso prodotto dell’agricoltura siciliana
Di Nicoletta A.Il grande scrittore, poeta e drammaturgo tedesco Wolfgang Goethe rimase affascinato dalla bellezza del grano coltivato in Sicilia, da lui definito come un prezioso dono di Cerere. Si trattava del grano maiorca o mjorca (il cui nome scientifico è Triticum vulgare Host. var. albidum Koern), un grano tenero molto antico, di colore chiaro e a rapida maturazione veloce. Per secoli coltivato in Sicilia, quasi scomparve negli anni ’60 e solo oggi si è tornati a seminarlo grazie a piccoli illuminati imprenditori che hanno recuperato delle cultivar destinate all’estinzione (tra queste anche il grano Timilia, le lenticchie nere, i ceci neri, le cicerchie e le fave larghe di Leonforte).
Per la coltivazione di questo cereale non si può contare soltanto sulle macchine, ma occorre anche molto lavoro manuale: la produzione ha perciò un alto costo. Ma si tratta di un grano di altissima qualità e molto sano poiché praticamente non necessita di pesticidi e concimi e la sua tracciabilità va dalla terra allo scaffale. Si aggiunga il fatto che il chicco della Maiorca contiene poco glutine e si comprenderà appieno il suo valore: nutriente, genuino, privo di veleni ancorché più difficile da lavorare. Con il Maiorca si può preparare dell’eccellente pasta fresca (meglio se trafilata al bronzo) e un profumato pane sostenuto dal lievito madre. Anche le zuppe sono molto saporite, ma è soprattutto nei dolci che la farina di Maiorca dà il suo meglio: biscotti, ciambelle e cialde per i celeberrimi cannoli siciliani.
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