L’amaranto: un colore e un chicco
Di Nicoletta A.L’amaranto è una pianta originaria del centro America, coltivata anche a scopo ornamentale, dai fiori color rosso cupo e dai chicchi commestibili e consumati come cereali, anche se propriamente, non facendo parte delle Graminacee non si tratta di un cereale, come nel caso del grano saraceno e della quinoa.
L’amaranto è ricco di proteine con elevato valore biologico: infatti contiene un’alta quantità di lisina, amminoacido essenziale di cui sono carenti quasi tutti i cereali. Ha poi un elevato contenuto di calcio, di fosforo, di magnesio e di ferro. Pensate che il calcio presente in 100 grammi di amaranto è maggiore di quello presente in 100 grammi di latte. Grazie inoltre al notevole contenuto di fibre, ha un effetto positivo sulla digestione e sul ricambio.
Essendo privo di glutine è indicato per l’alimentazione di chi è affetto da morbo celiaco, o ha problemi intestinali, ma anche ai bambini nel periodo dello svezzamento. Può essere quindi come base per le pappe dei bambini o come ingrediente pregiato di minestroni di verdura per convalescenti ed anziani.
Purtroppo in Italia non è ancora molto diffuso, ed è di difficile reperibilità, se non nei negozi di alimentazione biologica o specializzati in sementi.
L’amaranto si cuoce, dopo il lavaggio e la tostatura in pentola asciutta o un filo di olio, in due parti di acqua bollente con un cucchiaino di sale. Una volta bollito risulta una massa gelatinosa dal sapore leggermente dolciastro, quindi è preferibile cucinarlo in abbinamento a cereali (orzo, riso, miglio) oppure con verdure, con un conseguente miglioramento del sapore e del valore nutritivo. Per la cottura sono necessari 20 minuti in una pentola a pressione e 45 minuti in una pentola normale. Alla fine bisogna lasciarlo riposare per 5 minuti a pentola coperta, per permettere ai chicchi di finire di gonfiarsi.
Finora l’ho sempre mangiato così, come se fosse una polenta. Qualcuno di voi ha qualche altra buona ricetta da suggerirmi?
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