Che sorpresa i vini inglesi!
Di Fabio B.La superficie vitata presente nel Regno Unito, pur essendo in senso assoluto piuttosto esigua, ha fatto un balzo in avanti negli ultimi quattro anni, passando dai circa 200 ettari del 1975 agli attuali 1.250. In totale esistono 116 aziende vitivinicole, concentrate esclusivamente sui territori di Inghilterra e Galles e particolarmente nelle contee più meridionali, dove si riscontrano le condizioni pedoclimatiche più favorevoli alla coltivazione della vite.
La vite fu introdotta nelle isole britanniche dai Romani nel primo secolo d.C., ma con la fine della dominazione romana la coltivazione visse una fase di recesso ed ebbe una nuova espansione solo con l’arrivo dei Normanni nell’XI secolo. In seguito si sono avuti alti e bassi, dovuti anche ai cambiamenti climatici che si sono alternati nel corso dei secoli. A partire dal secondo dopoguerra, infine, grazie anche a un clima caratterizzato da temperature medie più elevate e minore piovosità, la viticoltura inglese sta vivendo una nuova stagione.
I vitigni di riferimento sono stati per lungo tempo quelli tedeschi e francesi: Müller Thurgau e Seyval blanc su tutti, in quanto più adatti a portare a termine la maturazione anche in quelle condizioni climatiche. Attualmente i vitigni più diffusi sono il Pinot nero e lo Chardonnay, con una prevalenza di vitigni a bacca bianca, favoriti dal clima fresco. I vini bianchi fermi (che costituiscono il 63% della produzione) sono in genere intensamente profumati e caratterizzati da sentori floreali fini, da note fruttate che richiamano gli agrumi e la mela verde; al palato sono tendenzialmente leggeri, ma abbastanza persistenti.
In grande crescita è la produzione dello spumante, che arriva al 25% del totale dei vini. Si tratta per lo più di spumante prodotto con metodo classico.
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