Conosciamo meglio il Pignoletto, glorioso vino emiliano
Di Nicoletta A.Pignoletto è il nome di un vitigno autoctono e di un vino considerato da molti “il re dei colli bolognesi”. Conosciuto da tempi immemorabili, ne parla già Plinio, ma male, perché non si trattava di un vino abbastanza dolce per i gusti degli antichi romani.
Si tratta di uve con caratteristiche molto simili al Grechetto di Todi, al Pinot Bianco e al Riesling Italico. I grappoli non sono molto grandi, le dimensioni degli acini, di colore giallo verdastro, sono medie. Forse è dovuto alla forma ovale dei chicci, che ricorda un po’ quella delle pigne il nome stesso di Pignoletto. La vendemmia di queste uve avviene, salvo particolari condizioni climatiche dell’annata, tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre.
Una delle sue principali caratteristiche è la leggera sensazione di CO2 al palato: si tratta di un vino che i francesi definirebbero leggermente pétillant: una caratteristica che del resto supporta bene l’acidità del vino. Si tratta di un bianco raffinato dal colore giallo paglierino con riflessi che tendono al verde. Al naso propone un profumo delicato, fresco, con sentori di pera. Può essere vinificato fermo, frizzante, spumante o passito, quest’ultimo ottimo con le frappe e in generale con i dolci fritti di carnevale.
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