La cicerchia: un elisir di lunga vita, purtroppo quasi dimenticato

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La cicerchia (il cui nome scientifico è Lathyrus sativus) è un legume da sempre importante per la nutrizione di vaste popolazioni dell’Asia e dell’Africa orientale. Rispetto ad altre piante commestibili, presenta l’importante vantaggio di necessitare di pochissima acqua. Purtroppo, nel nostro Paese il consumo di questi preziosi semi è limitato ad alcune zone del centro e va inesorabilmente diminuendo con gli anni. Per questo non è affatto facile reperirlo nei negozi, soprattutto quelli del Norditalia. Bisognerebbe invece promuoverne la coltivazione e il consumo in tutti i modi. Basti pensare che si tratta di uno dei cibi base degli abitanti di Campodimele, in Ciociaria, il paese dei longevi per antonomasia, già oggetto di studio da parte dell’OMS per i bassissimi livelli di patologie legate a colesterolo e ipertensione nella popolazione.

La cicerchia, tra i legumi brilla per l’alto contenuto di proteine, ma anche di vitamine B1, B2, PP, calcio, fosforo e fibre. Poiché i semi contengono anche una piccola quantità di tossina che a lungo andare potrebbe essere la causa di una patologia chiamata latirismo, il suo consumo non deve essere eccessivo. Secondo la tradizione popolare buona parte delle tossine viene eliminata con un ammollo in acqua salata da dodici ore a ventiquattro ore, dopo le quali l’acqua deve essere buttata e sostituita con altra per la bollitura.

La cottura del legume richiede almeno un’ora e mezza. Il suo gusto è estremamente gradevole e si sposa bene con un soffritto di cipolle, con una minestra di pasta fresca, oppure in insalata con sedano e carote grattugiate, sale, pepe e olio.


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