La piadina… si può fare! – in Romagna ci hanno insegnato come
Di Nicoletta A.Parafrasando il nobile Frankenstein o Frankestin che dir si voglia nel film di Mel Brooks, abbiamo partecipato per voi a un minicorso di preparazione della famosa piada o piadina romagnola. La ‘azdora Claudia si è prestata a insegnare a noi poveri mortali, facenti parte di un gruppetto improvvisato, i misteri della piada nella sala ristorante dell’hotel Villa Claudia di Bellaria di proprietà della famiglia Gradara e gestito oggi dal fratello di Claudia, Pietro che saluto e ringrazio per la squisita accoglienza. A proposito per ‘azdora si intende la matrona che sopraintende a tutte le incombenze della casa, della fattoria, del casale. E’ una figura tradizionale in tutta l’Emilia Romagna e noi poverelli non potevamo capitare meglio con donna Claudia, bella e gentile, ma soprattutto paziente…
Ma torniamo alla piadina, un pane povero semplice e rapido che da sempre accompagna i piatti della cucina di questo angolo d’Italia. Come si fa a non nutrire il desiderio di cimentarsi? Ecco che cosa abbiamo imparato…
Dosi consigliate per 5 piadine:
* ½ kg di farina bianca 00 (ma si può diversificare la base mescolando per metà della farina di farro che rende ancora più leggera e digeribile la piadina)
* 4 cucchiaini rasi di sale fino
* ½ cucchiaino di bicarbonato di sodio
* 1 cucchiaio di olio di oliva extravergine (la tradizione richiederebbe l’uso dello strutto. E’ solo questione di gusti)
* acqua q.b. (appena un po’ calda per favorire l’impasto).
E via con le mani… Amalgamare gli ingredienti preparando un impasto morbido e lasciarlo riposare per una decina di minuti.
Dopo di che reimpastare per un paio di minuti e sezionare cinque pagnottelle. Stenderle con il mattarello fino a raggiungere uno spessore di 2-3 millimetri per una forma rotondeggiante.
Cuocere su di una piastra di ghisa precedentemente riscaldata. Va bene anche una più moderna piastra in teflon, senza aggiungere nulla per la cottura.
Mantenere una discreta soglia di attenzione durante la cottura per evitare che la piadina risulta troppo cotta e bucherellare le eventuali bolle che dovessero sorgere sull’impasto a contatto con il calore.
Ma queste sono solo indicazioni di massima. Ogni massaia romagnola potrà dire la sua e tutti i gusti derivanti dalle varianti sono tali da fare apprezzare in ogni caso questo alimento così semplice e rapido nella preparazione. Conviene quindi non perdere altro tempo, dotarsi di un po’ di buona volontà e soprattutto… di squacquerone per la farcitura oppure stracchino o lardo o prosciutto crudo. E naturalmente di un buon bicchiere di Sangiovese (anche due…) per onorare alla grande la tradizione romagnola!
Dario Arpaio
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