L’aglianico, un vino ingiustamente dimenticato
Di Nicoletta A.La settimana scorsa l’Herald Tribune, prestigioso quotidiano in lingua inglese, ha dedicato all’aglianico un lungo articolo firmato da Eric Asimov. In esso l’autore descrive con molta cura il vitigno e i vini da esso derivati e depreca il fatto che un così grande vino sia spesso trascurato dal grande pubblico, italiano e non, e talvolta anche dagli intenditori. Eppure, dice Asimov, gli esperti enologi dei paesi anglosassoni lo considerano una delle migliori produzioni italiane, purtroppo ingiustamente adombrato nelle carte dei vini da nomi più familiari come Chianti, Barolo e Valpolicella.
L’aglianico è un vitigno rosso di origini antichissime, probabilmente portato in Italia dai greci, che necessita di climi molto soleggiati: è coltivato prevalentemente in Basilicata (specie nell’area geografica del Vulture e di Benevento), in Campania, in Puglia e in Molise. Esistono varie tipologie di aglianico, ma quello del Vulture è per ora l’unico ad aver ottenuto il marchio DOC.
Asimov cita tra le ragioni dello scarso successo anche il fatto che finora si è fatto ben poco per far conoscere e distribuire il prodotto a livello internazionale e aggiunge che, per un prezzo assolutamente modesto, si può acquistare un vino di carattere, ma non pesante, che può accompagnare splendidamente carne, pollame e primi piatti a base di pasta.
Speriamo che con questo articolo inizi un rilancio a livello internazionale di questo prodotto italiano che ha molto da offrire a tutti e potrebbe contribuire alla ripresa economica di molte regioni del Sud.
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