Lambrusco: un vino ingiustamente snobbato come poco chic
Di Fabio B.Cominciamo subito col dire che con il termine Lambrusco non si indica un solo vitigno, ma svariati, tutti coltivati nelle province di Modena, Reggio Emilia e Mantova. Sempre di uve rosse si tratta, comunque, che producono uno dei pochi vini rossi o rosé frizzanti. Quattro sono le DOC:
* Lambrusco rosso Salamino di Santa Croce, può essere secco o amabile – prende il nome dalla forma allungata dei grappoli;
* Lambrusco di Sorbara (rosso o rosé, secco o amabile) – è il più pregiato, proviene dalla zona di Modena ed è caratterizzato dall’aroma di frutti di bosco e ciliegie;
* Lambrusco Reggiano (rosa e dolce oppure rosso e secco) – ha una schiuma abbondante, un profumo fruttato o floreale e un gusto fresco;
* Lambrusco Grasparossa di Castelvetro (secco o amabile), spiccatamente aromatico, ha una schiuma rossa e aroma forte.
Tra i vitigni minori, ricordiamo il Lambrusco Mantovano, leggero e dall’aroma fruttato, rosso o rosé.
Una novità nell’ambito di questo vino, che in realtà è una ripresa di antiche tradizioni del passato, è il lambrusco passito, preparato con uve stra-mature, da cui si ricava un nettare squisito. Servito fresco, è una carta vincente per accompagnare dolci e dessert, specie quelli in cui rientrano ricotta e pere cotte nel vino rosso.
Trattandosi di uno dei vini rossi italiani a più bassa gradazione, non si tratta certo di uno dei più apprezzati dai presunti intenditori, in realtà, è capace di regalarci delle bellissime sensazioni, oltre a essere molto democratico, ovvero capace di unire la buona qualità a prezzi accettabili.
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