Lo sciacchetrà: il vino delle Cinque Terre che sta rinascendo
Di Nicoletta A.Tutti hanno sentito parlare delle Cinque Terre, quegli splendidi paesini della Liguria di levante dove le case color pastello si aggrappano alle rocce protese sul mare! Ebbene, sulle fasce terrazzate di questi costoni, delimitati da antichi muri a secco, crescono vigneti il cui frutto dà origine a un nettare alcolico di rara bontà chiamato con il pittoresco nome di sciacchetrà. I puristi dicono che si dovrebbe utilizzare il nome ligure sciachetrà con una sola ‘c’, ma da queste parti il vino è altrettanto noto come refursà (rinforzato) o vin duse (vino dolce).
Lo sciacchetrà è erroneamente considerato un terroir emergente. In realtà la viticoltura da queste parti è vecchia come l’uomo, ma per vari decenni del secolo scorso i contadini furono costretti ad abbandonare il lavoro tra i filari e, malgrado, loro, a lasciare che le sterpaglie prendessero gradualmente il posto delle viti. Fortunatamente, da una decina di anni a questa parte sta iniziando a rifiorire un buon numero di cantine gestite da giovani che producono questo vino passito, dolce e liquoroso, frutto di una vendemmia tardiva e dell’essicazione dei grappoli. Un vino raro, ma noto e apprezzato in tutto il mondo, che è stato citato molto citato in letteratura e ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata.
L’origine del nome è oggetto di discussione, forse deriva dal verbo sciacàa (schiacciare), che indica la pigiatura dell’uva. Lo sciacchetrà è prodotto con un 60% di uva Bosco e un 40% di Albarola e Vermentino. Ha un bel colore giallo dorato o ambrato e un gradevolissimo sapore dolce, anche se in alcuni casi può tendere al secco. E’ perfetto abbinato a formaggi o dessert, ma se volete davvero coccolarvi, dovete concedervi uno zabaione allo sciacchetrà!
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