Vini di Valtellina, la massima espressione del Nebbiolo

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Il fascino delle terrazze realizzate nel corso dei secoli lungo i pendii della Valtellina ha qualcosa di mitologico. In centinaia di anni di fatiche e sforzi sovrumani i viticoltori valtellinesi hanno operato sul territorio circostante, trasformando una terra difficile in una delle zone italiane più vocate per il vino. Oltre 2500 chilometri di muretti a secco sembrano reggere i fianchi delle montagne, occupati in ogni angolo da filari di viti di Nebbiolo. Ecco chi è il vero padrone di casa in Valtellina, il Nebbiolo. In pochi chilometri quadrati insistono due diverse DOCG, il Valtellina Superiore e lo Sforzato di Valtellina.

Il Valtellina Superiore ha diverse sottozone (Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno, Valgella) e prevede un invecchiamento minimo di 24 mesi, di cui 12 in legno. Solo particolari annate possono avere un invecchiamento di 36 mesi e avere così la qualifica “riserva”.

Lo Sforzato prende il nome dalla tradizionale pratica di appassimento delle uve e nasce dalla selezione dei grappoli migliori, che vengono lasciati appassire sui graticci all’interno di locali asciutti, i “fruttai”, per quasi tre mesi fino alla fine di gennaio. A febbraio si effettua la pigiatura e si procede ad una fermentazione lenta, seguita da 24 mesi di affinamento, prima in legno poi in bottiglia.

Nel 1976 è stato fondato il Consorzio Tutela Vini Valtellina, che si propone di valorizzare e promuovere il vino valtellinese, anche attraverso l’apertura delle cantine locali alle visite degli appassionati del buon vino. Per maggiori informazioni: www.consorziovinivaltellina.com


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